A Gaeta si trova una suggestiva fenditura della roccia, che divide la montagna in due parti, e che secondo la tradizione cristiana si sarebbe formata nel giorno in cui Cristo morì per mano degli uomini. Oltre alle bellezze naturalistiche e paesaggistiche che caratterizzano questo tratto del Lazio, si ritrova anche un santuario, dove si sarebbero recati a pregare importato eremiti e santi. Cerchiamo, quindi, di addentrarci in questo meraviglioso angolo di paradiso italiano.
Il santuario della Santissima Trinità
In cima al promontorio in cui si trova la celebre fenditura, è situato il Santuario della SS. Trinità, che fu fondato verso il 930 a.C. dai Padri Benedettini sulle rovine della Villa di Munazio Planco, un famoso generale romano. Tale ordine religioso officiò il santuario per circa 10 secoli, ovvero fino al 1788, e, dopo un breve periodo di abbandono, a subentrare furono i frati Francescani Alcantarini, che vi rimasero dal 1843 al 1903.
Questo gruppo di religiosi, potendo contare sull’aiuto del re di Napoli, Ferdinando II, rinnovarono la struttura, dandole un certo decoro. Agli Alcantarini successero, anche se per poco tempo, i Pallottini (1903-1917), e dal 1926 a gestire i santuario furono i Missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere (P.I.M.E).
É importante sottolineare che presso questa antica struttura si sono recati a pregare importanti eremiti e santi, tra i quali si può ricordare San Filippo Neri, Bernardino da Siena e Ignazio di Loyola, ma anche sovrani e papi, come il celebre Pio IX.
La Grotta del Turco
La Montagna Spaccata racchiude un vero e proprio itinerario, giacché, oltre al santuario della SS. Trinità, si ritrova anche la Grotta del Turco, alla quale è spesso collegata un’antica leggenda, che vuole che tale anfratto roccioso si sia creato a seguito della morte del Redentore, quando si squarciò il prezioso velo del Tempio di Gerusalemme.
Tuttavia, esistono anche altre credenze popolari che sono collegate a questo meraviglioso monumento naturale, una delle quali è legata all’impronta di una mano che si ritrova scendendo lungo la scalinata che conduce nelle viscere della montagna e che, secondo, la leggenda può essere ricondotta alla figura di un marinaio turco miscredente, che, non credendo all’origine sacra della spaccatura, nel momento in cui il palmo della sua mano toccò la parete rocciosa, si liquefò immediatamente, lasciando però l’impronta.
Tuttavia, non è da escludere, che in epoca medievale presso la grotta trovassero rifugio navi di pirati saraceni, in modo da poter assalire di sorpresa le imbarcazioni che transitavano in queste acque.
Altre attrazioni della Montagna Spaccata
Lungo le pareti della roccia spaccata si trovano alcuni riquadri in maiolica con le postazioni della Via Crucis, che risalgono al 1849 e che vengono attribuite a S. Bernardino da Siena, in cui compaiono i versi del Metastasio. Al termine del percorso si trova un angolino roccioso che è stato soprannominato Letto di San Filippo, poiché qui il santo era solito intrattenersi a lungo a vegliare in merito alla Passione di Cristo.
Nel 1434 un sisma fece cadere un masso, che si incastrò in uno degli anfratti rocciosi del monte, sul quale venne eretta una cappella, dalla quale è possibile godere di una vista mozzafiato, che abbraccia il mare ed una meravigliosa falesia alta circa 150 metri.