Uno dei luoghi più interessanti e particolari del Bel Paese è Civita di Bagnoregio, una cittadina in provincia di Viterbo, che si erge su di un colle tufaceo eroso alla base da due piccoli corsi d’acqua, nonché dall’azione del vento, della pioggia e del diboscamento. Non a caso tale incantevole borgo è stato soprannominato la “La città che muore”, proprio perché il suo destino sembra essere inevitabile. Ma vediamo se è propriamente così e quali sono le attrattive di questo meraviglioso angolo del Lazio.
Le origini del villaggio
Attualmente è possibile accedere a Civita di Bagnoregio esclusivamente da un ponte di cemento che si estende per 300 metri e che è stato realizzato nel 1965. In realtà una costruzione simile era già stata riproposta in precedenza, ma venne fatta saltare dalle truppe tedesche nel 1944, durante il secondo conflitto mondiale. Il ponte può essere percorso esclusivamente a piedi, ma in determinati momenti della giornata possono transitare cicli e motocicli, così da facilitare coloro che vivono in questi luoghi.
La cittadina è intrisa di storia, come dimostrano le sue vetuste origini, che vengono fatte risalire a circa 2500 anni fa, ad opera degli Etruschi, in corrispondenza di una delle vie più antiche d’Italia, che mette in comunicazione il Tevere con il lago di Bolsena. La struttura del borgo è caratterizzata da cardi e da decumani, mentre le strutture architettoniche sono medievali e rinascimentali.
Il problema dell’erosione
Il paese, che oggi è abitato da solo 16 abitanti, si erge in una posizione solitaria ed è poco popolato, poiché da sempre è soggetto ad un problema di erosione, che interessa la collina, nonché la vallata circostante, e che ha portato alla formazione dei suggestivi calanchi. Tale fenomeno continua imperterrito, a dispetto del tempo e dei tentativi di contenerlo, che si sono rivelati, nella maggior parte dei casi, piuttosto fallimentari.
Tale problema, del resto, era già evidente all’epoca degli Etruschi, che idearono alcune opere con il preciso intento di preservare l’abitato da eventuali terremoti, ma anche dagli smottamenti generati dall’azione distruttiva e silenziosa dei due corsi d’acqua.
Essi, infatti, cercarono di arginare i fiumi sotterranei e di progettare e mettere in pratica canali di scolo, che garantissero il deflusso delle acqua piovane. Tali opere furono riprese con fermezza dai Romani, ma dopo di loro furono trascurate per molti secoli, compromettendo inevitabilmente il territorio e causando il conseguente abbandono del centro.
I monumenti storico-artistici della Civita
Il borgo, il cui turismo viene fortemente incentivato dalla Regione Lazio, è dotato di alcune suggestive testimonianze storiche ed artistiche. All’interno del villaggio, infatti, rimangono le case di origine medievale e si ritrovano alcuni edifici religiosi estremamente interessanti, come la Chiesa di San Donato, nella quale è conservato un antico crocifisso ligneo. Tra gli edifici nobiliari, invece, si ricordano Palazzo Alemanni, che ospita il Museo Geologico e delle Frane, ed il Palazzo Vescovile.
Degni di nota sono poi: un mulino del Cinquecento, i resti della casa natia di San Bonaventura e la suggestiva Porta di Santa Maria, dove è possibile ammirare una testa umana retta dalle zampe di due leoni, posta a memoria di una rivolta popolare che si ebbe in questa zona contro la famiglia dei Monaldeschi. Visti suoi incredibili tesori, dunque, non stupisce che la cittadina sia entrata a far parte de I borghi più belli d’Italia.