In Veneto, regione dell’Italia nord-occidentale, sorge una città conosciuta in tutto il mondo: il capoluogo, ovvero Venezia. È particolare sia per l’urbanistica, difatti mancano le strade ma si viaggia attraverso i canali, sia per una festività ovvero il Carnevale.
Tanti tra noi consoceranno questa ricorrenza perché è il momento in cui si sfoggiano i migliori costumi, le strade si popolano di persone da ogni dove pur di partecipare a questo evento che ha segnato la tradizione nel capoluogo. Quindi, scopriamo insieme la storia del carnevale di Venezia.
Storia del Carnevale, un tuffo nel passato
La parola Carnevale deriva dal latino, carnem levare, e significa letteralmente eliminare la carne, chiaro riferimento al giorno dopo degli opulenti banchetti del “martedì grasso”, che segnava l’inizio del periodo di Quaresima con astinenza e digiuno.
La tradizione della festa in questione affonda le radici in tempi passati, dobbiamo catapultarci nell’epoca romana con i “Saturnali”. Questi ultimi, infatti, identificavano un periodo dell’anno in cui era concesso un conviviale e gioioso rito collettivo con cui veniva sovvertito l’ordine delle classi sociali, da sempre rigide e ferree, tra i sessi, i credi religiosi e le varie gerarchie.
Quindi, i Saturnali erano il momento perfetto per trasgredire ma anche per esprimersi e liberarsi dai rigidi dettami sociali. Tornando a Venezia, il Carnevale, che riprende il messaggio intrinseco dei Saturnali, è diventato una “festa pubblica” nel 1296 con un editto del Senato della Serenissima.
Però, già da qualche tempo si avevano notizie di botteghe artigiane che si dedicavano alla realizzazione delle maschere, principali protagoniste dell’evento e principale veicolo di libertà d’espressione. Scopriamole insieme.
Tipiche maschere del Carnevale di Venezia
Il Carnevale si trasformava, come ancora accade tutt’oggi, in un grande palcoscenico in cui tutto sembrava possibile grazie alla garanzia dell’anonimato assicurata dalla maschera o dal travestimento completo.
Tra le maschere del Carnevale di Venezia si conquista il podio la Bauta, travestimento esclusivamente utilizzato nel capoluogo del Veneto, formato da un lungo mantello nero o tabarro, un tricorno nero su un volto bianco.
Veniva indossato da entrambi i sessi e garantiva il completo anonimato, soprattutto grazie alla particolare forma della maschera che, con il labbro superiore allargato e sporgente, consentiva di poter mangiare e bere senza toglierla; invece, lo spazio per il naso, decisamente stretto, consentiva all’uomo o alla donna di camuffare la propria voce.
Moretta
La Moretta era un altro travestimento in voga durante l’evento che veniva utilizzato principalmente dalle donne. Era composto da una maschera in velluto, un cappellino e una veletta. Non solo mascherava la donna, bensì le restituiva anche un tocco raffinato.
Per reggere questa maschera del Carnevale di Venezia bisognava stringere tra i denti un bottone applicato al suo interno e questo non consentiva al gentil sesso di aprire bocca, motivo per cui la Moretta era anche chiamata “servetta muta”.
Altri costumi
Un costume diffuso tra gli uomini era la Gnaga, la “donnina popolare e sciocca”. Gli è stata attribuita questa denominazione perché parlavano con una vocina stridula, simile a un miagolio. Infine, altri travestimenti molto comuni erano le maschere della “Commedia dell’Arte”, ricordiamo i popolarissimi Arlecchino, Colombina, Pantalone, ecc.