Giardino dei Tarocchi di Capalbio: un mondo incantato nel cuore della Toscana

Giardino dei Tarocchi di Capalbio: un mondo incantato nel cuore della Toscana

A Capalbio, nel cuore della Toscana, si trova il Giardino dei Tarocchi, un parco particolare ed eccentrico, che sembra riprendere il famoso Parque Guell di Barcellona. A dominare questo spettacolare complesso sono statue costituite da specchi e suggestivi mosaici dai colori sgargianti, che affascinano sia i grandi che i piccini. Ecco, quindi, una piccola guida relativa a questa incredibile attrattiva del territorio italiano.

Il progetto e la costruzione del parco

Il Giardino dei Tarocchi fu ideato da Niki de Saint Phalle a partire dal 1979, dopo aver visitato il già celebre Parque Guell di Gaudì situato a Barcellona ed il Bosco Sacro di Bomarzo desiderato da Pier Francesco Orsini. E fu proprio tale artista a realizzare le 22 poderose figure in cemento ed acciaio, interamente ricoperte di specchi, vetri e ceramiche colorate, sostenuta ed aiutata da numerosi artisti contemporanei, tra i quali spiccano Rico Weber, Paul Wiedmer, Sepp Imhof, Dok van Winsen, Pierre Marie ed Isabelle Le Jeune, Marina Karella, nonché il marito Jean Tinguely, che ha contribuito alle sculture integrandole con le sue mécaniques, ovvero elementi meccanici in ferro semoventi.

Ma numerosi altri nomi di personalità artistiche di spicco potrebbero essere nominati, come Venera Finocchiaro, un’importante ceramista romana. Vista l’imponente ed internazionale collaborazione, il parco è stato terminato solo nel 1996, ed ha comportato un’ingente spesa, interamente sostenuta dall’autrice del meraviglioso complesso, la quale, nell’anno seguente, ha istituito la Fondazione “Il Giardino dei Tarocchi”, con l’intento di preservare l’imponente opera attuata. Il giardino è, quindi, stato aperto al pubblico nel 1998 ed attrae numerosi spettatori provenienti da ogni parte del mondo.

Il significato delle figure del Giardino dei Tarocchi

Le sculture presenti nel giardino di Capalbio, alcune delle quali incomplete, a causa della precoce scomparsa dell’artista, avvenuta nel 2002, fanno riferimento ad i maggiori arcani dei Tarocchi e sono, per tanto, cariche di significati esoterici. A ciò si aggiunge l’utilizzo intenso del colore, che è vivace ed, a volte, quasi eccessivo, e che trae ispirazione dai maestri del cromatismo, come Picasso, Matisse, Klee e Kandinskij.

Le esplosive strutture scultoree del parco sono vestite di luce ed attirano l’attenzione dei visitatori, che si trovano a compiere un percorso iniziatico, dove domina il Femminile, carico di connessioni che fanno riferimento ad i calvari psichici e talvolta fisici dell’autrice. Nelle opere di Niki de Saint Phalle esiste un connubio pulsante tra arte, architettura e design, così come tra arte e natura, forma e colore, tradizione e contemporaneità, materia e spirito, tanto da rendere il Giardino un’opera a 360°.

I protagonisti del mondo incantato di Niki de Saint Phalle

Le opere che disseminano il parco sono accompagnate e per certi versi completate da messaggi e citazioni, che sembrano dare adito ai pensieri della scultrice. All’ingresso del parco è un padiglione, opera di Mario Botta, caratterizzato da una muraglia di tufo, dove al centro si scorge un’apertura circolare, che sembra quasi voler indicare il passaggio dal mondo reale a quello prettamente onirico del giardino.

Una volta varcata la soglia si apre una grande piazza, dominata dalle imponenti ed enigmatiche figure del Mago e della Papessa, che rappresentano i primi Arcani dei Tarocchi riproposti. Suggestivo è anche l’Albero della Vita, dove i rami sono occupati da teste di serpente ed il tronco da iscrizioni.

Ma come dimenticare il Sole, la Morte, la Temperanza e gli Innamorati? Tuttavia, tra le sculture del parco emerge, sicuramente, l’Imperatrice, opera entro la quale l’autrice ha abitato per alcuni periodi durante i lavori di realizzazione del complesso artistico, e le cui pareti sono dominate da specchi veneziani. Dunque, il Giardino dei Tarocchi è una scoperta continua, che lascia estasiati anche i più disillusi e scettici.

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