Quando si parla di Corsica il pensiero va subito ad una piccola isola circondata dal mare limpido, con un interno più brullo e roccioso, strade sterrate polverose, borghi in mezzo alla natura impervia, vento che soffia costante, cinghiali che scorrazzano nel sottobosco, una lingua ed una cultura molto simili al nostrano sardo, insomma, non sembra neanche di parlare di un territorio che effettivamente appartiene alla Francia.
Va comunque detto che lo stesso discorso si può fare per molte altre realtà isolane, come la Sicilia e la già citata Sardegna per esempio, che proprio per il loro essere sempre state lontane dal centro dello Stato ed “abituate” ad autogovernarsi tendono ad avere un’identità più marcata.
Questa potrebbe essere una definizione abbastanza sommaria per capire una realtà isolana come la Corsica, ma se ci si fermasse qui si eviterebbe la descrizione di quello che è “il dito” dell’isola, ovvero Capo Corso.
Capo Corso in poche parole
Capo Corso, detto anche Capucorsu in lingua locale, è uno degli angoli più caratteristici e allo stesso tempo tranquilli dell’intera isola visto che i turisti sono sempre in numero abbastanza esiguo. Nonostante sia effettivamente una penisola, per la sua conformazione è stata definita dai locali “un’isola nell’isola”.
È lunga circa quaranta chilometri e la sua larghezza non supera i quindici raggiungendo i dieci di minima in punta. L’intero territorio è percorso dalla Serra il cui punto più alto, Follicie, è alta circa 1.300 metri con strade piuttosto scoscese ed alcune piccole spiagge e golfi lungo la costa.
Lungo i vari punti strategici sono inoltre posizionate diverse torri di avvistamento risalenti ai tempi della conquista genovese che servivano per resistere ai temibili Saraceni.
Va altresì detto che Capo Corso può essere anche ricordato per una battaglia navale tra Ladislao re di Napoli e Luigi di Provenza, alleato del Papa Bonifacio IX, nel 1398. La battaglia venne vinta dalle forze del giovane sovrano partenopeo.
Che cosa vedere a Capo Corso
Se volete visitare la zona allora munitevi di macchina, zaino e scarponi per partire verso l’avventuroso entroterra. Ancora “difeso” dalle torri genovesi accennate poco prima, c’è il piccolo borgo di montagna di Rogliano con la sua stupenda chiesa di Sant’Agnellu.
Un’autentica gemma che conserva tutto un arcobaleno di colori sopra rocce e boschi, come una città sospesa sulle nuvole. Se poi volete avere una visuale più completa di Capo Corso allora potreste cimentarvi con i fantastici scatti fotografici dal Moulin Mattei.
Un antico mulino ristrutturato su Centuri e, come se non bastasse, convertito a distilleria per gustare un bicchierino di quello nuovo.
Come dicevamo all’inizio, l’intera zona è famosa per la scarsa presenza di turisti, ma anche quando si tratta di abitanti non si scherza affatto! Nonza, infatti, non ha neanche cento abitanti ed è costruito sulle rocce che dominano l’incantevole spiaggia nera.
Il villaggio è famoso anche per la vecchia miniera di amianto, chiusa negli anni Sessanta, e garantisce una magnifica visuale su tutto il territorio circostante grazie all’antica Torre di Nonza. Capo Corso, un posto che insomma è la gioia degli amanti delle vacanze più avventurose all’insegna del trekking.