In Liguria è possibile ammirare le rovine di un suggestivo borgo medievale abbandonato, un tempo abitato da artisti provenienti da ogni parte del pianeta. Si tratta di Bussana Vecchia, una frazione del comune di Sanremo, che attualmente si presenta come un vero e proprio laboratorio d’arte a cielo aperto. Andiamo, dunque, alla scoperta di questa incredibile bizzarria del territorio italiano.
L’abbandono e la rinascita
A pochi passi da Sanremo si trova Bussana Vecchia, un piccolo borgo, che nel 1187 è stato scosso da un violento terremoto, che ha raso al suolo buona parte delle costruzioni ed ha portato alla morte numerosi abitanti. I sopravvissuti al catastrofico evento decisero, dapprima di accamparsi presso la parte bassa del paese, e poi di fondare un nuovo centro, Bussana Nuova, sotto consiglio delle autorità.
Nel 1889, infatti, fu posizionata la prima pietra del municipio della nuova cittadina, e nel 1894, i bussanesi rimasti in vita abbandonarono in maniera definitiva il centro devastato dal sisma, dopo aver celebrato la messa della Domenica delle Palme.
I primi tentativi di ripopolare il luogo si ebbero a seguito del secondo conflitto mondiale, ad opera di alcune famiglie, che vennero, però, fortemente osteggiate dall’amministrazione sanremese, che provvedette alla distruzione delle abitazioni ancora agibili. Tuttavia, fu solo negli anni Cinquanta del Novecento che il paese tornò a rivivere, grazie ad alcuni artisti che decisero di stabilirsi proprio in questa zona.
La “Costituzione” di Bussana Vecchia
Con l’avvento nel villaggio del pittore siciliano Vanni Giuffre ed di una serie di suoi amici artisti provenienti da tutto il mondo, fu stilata una sorta di “Costituzione“, che fu regolarmente sancita nei pressi di un notaio sanremese, la quale aveva lo scopo di regolare la vita nel paese ritrovato.
Secondo quanto riportato nel trattato, i ruderi non appartenevano a nessuno e, chiunque avesse voluto fare parte della comunità del villaggio, avrebbe potuto individuare la casa che più faceva al caso suo e ristrutturarla, utilizzando i materiali presenti sul territorio.
Tuttavia, in questa zona non era consentito vendere le proprie opere o costituire dei veri e propri atelier. Il progetto, per quanto nobile, rimase in piedi fino al 1968 quando fu istituito il primo atelier individuale e quando si ebbe la divisione degli artisti in due gruppi, ognuno con la propria galleria ed i propri spazi comuni.
É però negli anni Settanta che ebbero luogo i problemi più grandi, poiché la proprietà privata cominciò a diventare una vera e propria necessità, ponendosi in contrasto con gli ideali iniziali degli artisti che avevano dato sviluppo alla comunità. E come se ciò non bastasse, i discendenti degli abitanti originari fondarono l’associazione degli “Amici di Bussana“, con l’intento di rientrare in possesso delle abitazioni e dei terreni di proprietà degli avi.
Bussana Vecchia oggi
Nel 1984 gli edifici divennero proprietà dello Stato e venne istituito il “Laboratorio Aperto“, ovvero vennero stabilite alcune linee guida, che erano votate ad identificare il villaggio come un unico laboratorio artistico, così da cercare di recuperare un po’ di qualità artistica che era andata persa nei vari atelier presenti, che per motivi commerciali avevano puntato a prodotti più facili da vendere.
La lotta tra residenti e Stato, nel frattempo si fece sempre più serrata, ed è ancora in atto, giacché nel 2017 il Demanio ha inviato agli abitanti di Bussana Vecchia delle missive riportanti ingiunzioni di pagamento, perché considerati abusivi. Di tutta risposta i bussanesi hanno lanciato sul web una petizione per “Salvare Bussana Vecchia”. Nonostante questi problemi di natura burocratica, il paese rimane un luogo incantato ed un vero e proprio laboratorio d’arte, caratterizzato dal fascino delle botteghe artistiche che trovano luogo negli antichi edifici in pietra.